I TEMI
Ambiente ecologico Il rapporto (PDF)

Oggi il termine ambiente ha assunto quasi unicamente un’accezione difensiva. Si parla di ambiente quando lo si sta proteggendo, quando si protegge il territorio dall’inquinamento, le aree naturali dal degrado e di specie viventi dall’estinzione. L’ambiente ecologico, per come viene qui inteso ha il carattere di sistema vivente, o meglio di eco-sistema o bio-sistema. La questione risiede nella concezione che dello spazio e del territorio hanno le società e quali forme di intervento sul territorio programmano a partire da tali concezioni.
Qualsiasi ricerca che si occupi di patrimonio culturale locale poggia le sue fondamenta sul territorio, inteso a partire dalla sua dimensione fisico-ambientale. Anche quando vengono presi in esame altri aspetti, l’ambiente e la dimensione spaziale sono fattori talmente determinanti per il comportamento umano da non poter comparire separati dal contesto culturale locale, se non in linea puramente argomentativa e astratta.
Seguendo questa chiave di lettura la preminenza assunta dal fattore spaziale attribuisce all’ambiente un potere di determinazione dei tratti socioculturali, delle scelte economiche, alimentari, architettoniche e simboliche delle popolazioni che abitano quei territori, soprattutto quando configurazione fisica e climatica impongono scelte in gran parte obbligate.
Al punto che clima e conformazione del territorio (montagna, collina, pianura, altopiano, costa…) possono essere fattori con una certa influenza nel determinare la chiusura o l'apertura di un certo popolo. Il Piemonte, ad esempio, è testimone di un caso di forte condizionamento ambientale. La popolazione dei Walser, è stata segnata da un evento climatico d’importanza epocale come la “piccola glaciazione”, che nel XVI secolo ha bloccato le comunicazioni transalpine costringendo questi pastori seminomadi di origine tedesca di stanziarsi definitivamente sul versante italiano dell’arco alpino. Installatisi in Val d'Ossola, Valsesia e Gressoney a causa del freddo hanno modificato le loro attività produttive cominciando ad occuparsi dell’estrazione e della lavorazione delle pietre e del ferro, fino ad abbandonare completamente la pastorizia.
Se per alcuni aspetti tale visione prospettica può apparire costrittiva per il forte determinismo di base, è però indubbio che nel paesaggio culturale coesistono tratti ambientali, naturali, culturali e storici intrecciati tra loro e accomunati dal denominatore della conformazione geografica, climatica, geologica che caratterizza il luogo di quel territorio e di quel paesaggio.
Nel corso della storia le scelte che hanno prodotto cambiamento e che hanno permesso di migliorare le condizioni di vita dei gruppi umani si sono orientate tra l’obbligatorietà imposta dai fattori ambientali e l’abbandono di tali costrizioni grazie alle soluzioni fornite dalle invenzioni tecnologiche. Anche la storia della scienza e della tecnologia tuttavia non prescinde dai fattori ambientali ed è anch’essa costellata di innovazioni prodotte per rispondere alle esigenze dei singoli o delle società in relazione all’ambiente e al territorio. Oggi, nell’epoca post-industriale, le frontiere della ricerca hanno superato largamente la soglia dei limiti fisici che costringono i fattori ambientali e naturali in leggi biologiche e l’avanguardia delle biotecnologie è l’emblema di una totale predominanza della capacità manipolatoria dell’uomo nei confronti del suo ambiente naturale. In questo orizzonte si pongono due questioni, che a loro volta si rifanno ad un unico tema, quello del cambiamento, della crescita e dello sviluppo: la prima riconduce al tema del relativismo culturale, la seconda al principio della sostenibilità dello sviluppo.
Il relativismo culturale permette di riconoscere un valore positivo, creativo, estetico, economico, ai comportamenti e alle abitudini dei gruppi sociali e dei singoli, non secondo la razionalità etnocentrica di chi giudica, ma secondo le variabili, e in parte casuali, forme che assume la relazione tra uomo e natura. Scelte abitative, lavorative, sociali, alimentari, non rispondono unicamente al soddisfacimento dei bisogni di sopravvivenza (siano primari o secondari, fino alle declinazioni più moderne) ma sono espressione di una continua ridefinizione del contesto della relazione tra i gruppi sociali e il loro ambiente.
In altre parole, se l’ambiente è un fattore che senza ombra di dubbio influenza l’agire umano, vi sono anche fattori relazionali, estetici, storici, che caratterizzano elementi culturali specifici e la “creatività” di un territorio. La questione si sposta allora sul tema dell’equilibrio e chiama in causa il principio della sostenibilità. Questo riguarda più da vicino il frame generale di riferimento, ovvero il valore delle scelte strategiche di cambiamento per ottenere un miglioramento delle condizioni e degli stili di vita e così come gli effetti che queste hanno sull’ambiente.
In questa prospettiva emerge con estrema chiarezza l’imprescindibilità della dimensione fisico-ambientale dalle altre che verranno in seguito prese in esame nell’atlante.
Il ragionamento sulla sostenibilità conduce così all’unica possibile scelta, quella della tutela ambientale per uno sviluppo che rigeneri le risorse di cui si serve, che non restringa bensì favorisca le possibilità di azione individuali e collettive, e che garantisca un futuro di lungo periodo.
Il peso delle economie globalizzate tende a scaricarsi unicamente sul locale (ma non potrebbe essere diversamente poiché la dicotomia locale-globale polarizza lo spazio fisico solo sulla prima delle due dimensioni). Ugualmente al locale si rivolgono gli incentivi europei per stimolare strategie di progettazione territoriale avanzata su basi cooperative, si sempre maggior importanza per garantire un controllo, o meglio il governo locale delle dinamiche dello sviluppo.

Se il comportamento umano e l’ambiente naturale sono elementi inscindibili e imprescindibili per l’esistenza (spazio e tempo sono le categorie che principalmente determinano l’esistenza della vita) è nel territorio che si materializza questa insolubilità. Il territorio è “un’opera d’arte: forse la più corale che l’umanità abbia espresso. […] è prodotto attraverso il dialogo, una relazione tra entità viventi, l’uomo stesso e la natura, nel tempo lungo della storia” (Magnaghi, 2000: 9).
Tuttavia l’operazione che qui si tenta di compiere prevede una separazione degli elementi costitutivi dell’ambiente dalla sua dimensione antropizzata, e per quanto possibile mira a polarizzare i tratti naturali da una parte e gli elementi culturali e antropizzati dall’altra per far emergere con più chiarezza le reciproche influenze attuali e passate e per comprendere come l’ambiente è uno degli aspetti che più influenza la cultura.
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